Lectio Divina - 11/01/2012

Gv 1,35-51

35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro. 43 Il giorno seguente, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo, e gli disse: Seguimi. 44 Ora Filippo era di Betsaida, della città d’Andrea e di Pietro. 45 Filippo trovò Natanaele, e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge, ed i profeti: Gesù figlio di Giuseppe, da Nazaret. 46 E Natanaele gli disse: Può forse venir qualcosa di buono da Nazaret? Filippo gli rispose: Vieni a vedere. 47 Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro, e disse di lui: Ecco un vero israelita in cui non c’è frode. 48 Natanaele gli chiese: Da che mi conosci? Gesù gli rispose: Prima che Filippo ti chiamasse, quand’eri sotto il fico, io t’ho veduto. 49 Natanaele gli rispose: Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele. 50 Gesù rispose e gli disse: Perché t’ho detto che t’avevo visto sotto il fico, tu credi? Tu vedrai cose maggiori di queste. 51 Poi gli disse: In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.

Lectio

Il brano ha una struttura molto semplice: Giovanni il Battista fa una comunicazione che passa di bocca in bocca. Per cui il testo è un continuo incalzare su Gesù e con Gesù tra i vari personaggi, che rappresentano i vari livelli di comprensione a cui ciascuno può arrivare, fino ad avere un quadro completo. Per vivere ciò bisogna individuare le parole-chiave per ottenere una visione d’insieme ottimale. Il primo verbo è dire (24 volte) con relativi sinonimi; il secondo verbo è vedere (12 volte); il terzo verbo è seguire (9 volte); il quarto verbo è incontrare/trovare (4 volte); il quinto verbo è dimorare (3 volte) e alla fine cercare (1 volta). Con questi verbi si descrive tutto il dinamismo dell’uomo che è sempre in cerca della sua dimora ed ha nostalgia della sua patria natale. Allora il brano ha come finalità la dimostrazione di come si arriva a scoprire questa casa. Nei vv. 35-40 abbiamo una prima scena: il Battista che attende. L’attesa è determinante e serve a scoprire la verità. a scena avviene il terzo giorno, cioè il tempo necessario per dare una testimonianza veritiera. È in questo giorno Gesù passa, Giovanni lo fissa e dice… cioè mostra, indica. Giovanni, in questo modo, mostra chi è, ciò che ha dentro fino, a svelare la sua verità. Per cui se dentro c’è il nulla… nulla viene fuori e si cade nel nulla. In questo contesto, c’è da precisare che l’uomo con la sua parola fa la storia, come Dio ha fatto il mondo, e deve essere una Parola ricca di esperienza e di realtà veritiera. Così l’uomo getta se stesso nell’altro e diventa testimone di verità. Il contrario è la menzogna: un ritorno al nulla-distruzione delle relazioni. Dal dire dipende l’esistenza dell’uomo!!! Nel libro della Genesi, nel primo racconto di creazione, non si dice la specie dell’uomo, perché si suppone che è della specie della Parola che ascolta. Per cui, nel momento in cui l’uomo comunica la parola/verità collabora con Dio e porta avanti l’opera iniziata con la creazione; se dice la bugia distrugge tutto e tutti. All’origine di ogni esperienza c’è il dire… si pensi all’opera educatrice e formatrice in una famiglia. Se il dire dice l’esperienza che si fa, il testo dice qual è questa esperienza: LAgnello di Dio… Colui che porta su di sé il male del mondo e libera l’uomo. Ecco che al dire corrisponde ludire… se una parola è detta ma non udita, non serve a niente. Per essere discepoli, bisogna mettersi in atteggiamento di ascolto = essere grembo all’interno del quale cade la Parola detta. La Parola informa l’agire = crea una coscienza retta e determina totalmente l’essere umano. I discepoli ascoltano questa parola!!! Altro elemento da non dimenticare è il silenzio, che insieme all’ascolto fa coppia fissa. Seguire… dal punto di vista umano, l’uomo è abituato a seguire dei modelli: si imitano, si inseguono e si seguono… fino ad avere l’ambizione di superare il maestro e diventare migliori Questo processo può portare all’invidia e alla competizione. Gesù, invece, ci propone di non imitare i desideri di nessuno, ma ci invita ad avere i desideri del Padre: la misericordia, il perdono ecc. Seguire Gesù significa seguire il pastore della vita (Cfr. Ps 22/23), per cui è importante sapere ciò o chi si segue, in quanto dice il modello della nostra vita e le nostre aspirazioni. E il modello dipende dalla Parola che si ascolta e che il vangelo offre per uscire fuori dai modelli di menzogna. Che cercate? È una domanda fondamentale: Cosa cerchi? Hai coscienza di ciò che cerchi? Perché alla fine nella vita si trova ciò che si cerca e se lo cerchi. Il cercare è dell’uomo, che è fatto per un di più che non ha ancora, è orientato all’infinito, perché solo l’infinito realizza le aspirazioni umane. Cosa cerchiamo? Qual è il nostro desiderio? Il nostro agire, escluso la fuga, è un cercare qualcosa. Rabbì… la loro risposta è una domanda: dove dimori? La casa è il luogo delle relazioni umane, degli affetti, dell’identità… chi sei? E, Gesù: Cosa cerchi? Discepoli: Dove stai di casa? Una tale situazione presuppone desiderio di comunione. Infatti ascoltando la Parola le offriamo una casa, e attraverso la Parola ascoltata si dimora in Dio perché diventiamo ciò che ascoltiamo. Questa domanda sarà rivolta ai soldati al momento dell’arresto e alla Maddalena dopo la risurrezione: e qui c’è il passaggio dal cercare qualcosa a cercare qualcuno. Bella consapevolezza!!! Venite… se non ci si muove non si può mai sapere… l’invito del vangelo è un venire/muoversi. “Andare verso” una persona significa interesse per la stessa, altrimenti si sta a debita distanza. Vedrete… vedere è significativo in Giovanni, perché è una percezione non solo a livello di senso; ma un vedere con il cuore… più in profondità, fino a vedere l’invisibile. Allora l’occhio porta noi dentro l’altro e viceversa. Quest’occhio, guidato dal cuore, diventa la porta del cuore stesso e va dove lo porta il cuore. Può essere questa una forma di giudizio o un’espressione d’amore. VenneroVideroDimorarono… sono tre verbi che dicono la loro esperienza di fede. Il vangelo attraverso la Parola ci invita ad andare nella direzione del Figlio, che ci rende fratelli, a vedere questa realtà e mettere casa insieme. Si crea la prima comunità di fratelli e di figli. Era lora decima (4 del pom)… quando si smette il lavoro, si inizia a riposare e si godono i frutti del lavoro. Questa è l’esperienza dei primi discepoli, che iniziano ad uscire dall’anonimato. Ora questa esperienza non può non essere comunicata alle persone che interessano. vv. 41-45 Questi versetti contengono una forma di contagio. La descrizione è chiara: chi incontra il Figlio e dimora con Lui è presso il Padre, e incontra anche il fratello. Andrea ha capito chi è Gesù, ma fa di tutto, considerato lo scetticismo del fratello, per portare Pietro a vivere lo stesso incontro. Questa verifica, dice il testo, è fondata su un gioco di sguardi, Gesù lo chiama per nome: Simone, quello con cui è conosciuto dalla famiglia e dal mondo; ma c’è anche l’altro nome: Cefa, che realizza la verità che è dentro ogni uomo, perché il nome è sinonimo anche di identità. La cosa interessante è che a darci il nome è L’ALTRO, da cui solo bisogna dipendere perché è la verità, e la mia identità è l’amore che ha Dio per me. Cefa ha due significati: 1. Testone, di dura cervice. 2. È l’attributo di Dio: roccia, stabilità, fedeltà. Pietro racchiude entrambi le cose, perché nel rinnegamento dimostra di non aver capito, e che può essere fedele grazie all’amore eterno di Dio. Il giorno successivo partono e incontrano Filippo. Qualcuno ipotizza che Filippo fosse l’altro discepolo anonimo che, incontrato Gesù, si fa prendere dalla paura e scappa via. Lo stesso Andrea l’avrebbe cercato fino a persuaderlo e alla fine Gesù stesso l’avrebbe rassicurato. Filippo allora si reca da Natanele e gli dice incontrammo… simile a scoprire, trovare… corrispettiva al cercare: chi cerca trova/incontra, però è da sottolineare che l’incontro avviene nel momento in cui l’altro si manifesta. vv. 46-51 In questi versi si dice che Gesù di Nazareth è la persona di cui parla tutta la Scrittura. E Natanaele replica che ciò non corrisponde a vero, perché Nazareth è una realtà pessima. Filippo invita Natanaele ad abbandonare i pregiudizi e a giudicare di conseguenza. Per accedere a Gesù bisogna superare tutti i pregiudizi e le schiavitù che attanagliano la vita, e per aver fiducia e cercare la verità bisogna essere liberi. Vieni e Vedi = un programma di vita spirituale. Ecco un Israelita… il Fico forse rappresenta l’albero della legge dove si conosce il bene e la sventura… cioè ti ho conosciuto mentre studiavi la legge e cerchi di viverla. Ed anche Natanaele ha una rivelazione interiore, non si dice come, ma si racconta il fatto: capisce di trovarsi davanti al Figlio di Dio, il Re di Israele. Vedrai cose più grandi… è un’espressione che rimanda al dono del vino (fede) a Cana di Galilea. Inoltre, vedrete il cielo aperto… su Gesù si apre il Cielo e si offre la possibilità di entrare in comunione con Dio; e dove ci sono le nozze tra Dio e l’uomo si respira solo aria di Felicità. La fede cristiana consiste nel fare in prima persona l’esperienza che ha fatto la prima persona. Gli altri hanno detto, ma io sono andato a verificare. Il testo dice che la parola è indispensabile, l’esperienza è personale.

 

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