Lectio Divina - 22/02/2012

Mc 1,12-15

12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Lectio

La presente pericope si aggancia direttamente a quella del battesimo, che presenta Gesù in fila con noi peccatori ed entra in contatto con il nostro limite. Questi versetti (12-13) contengono tre scene: 1. Lo Spirito che “scaraventa” Gesù nel deserto; 2. Gesù sta con le fiere; 3. Gli angeli lo servono. Al di la di tutto il centro del testo è fu tentato da satana. I protagonisti sono: Gesù, Lo Spirito e Satana, che compare per la prima volta. In questo quadro colpisce il fatto che Gesù, “incastrato” tra questi due, diventa il luogo ideale di Colui che deve scegliere tra lo Spirito che è amore; e Satana, spirito immondo = di morte… Satana = accusatore. Mentre lo Spirito d’amore mette in comunione con il Padre ed i fratelli; Lo spirito “accusatore” semina zizzania e divisione, e alla fine accusa perché uno ha fatto il male. È questa la situazione di ogni essere umano, che è quasi sempre spinto da uno di questi due spiriti. Avendoli entrambi, sta a noi scegliere = libero arbitrio, e tutta la vita sarà un discernimento tra questi spiriti. Bisogna dire che nel fare il male ci si riesce bene e subito, a differenza del bene che fa difficoltà ad essere realizzato. Detto ciò si può vedere come il v. 12 è più dinamico, rispetto al successivo che è abbastanza statico. E subito lo Spirito logetta fuori”… tutto questo è opera dello Spirito ricevuto nel battesimo, che dice come l’uomo, una volta entrato in comunione con Dio, non vive una situazione idilliaca e felice, ma la vita stessa si presenta piena di difficoltà ardue da vivere; per cui il deserto acquista il significato di luogo della libertà, ma non del compimento del cammino. Ecco che questo luogo diventa un po’ la cifra dell’esistenza: per raggiungere gli obiettivi prefissi all’inizio della lotta c’è bisogno di deserto e di impegno per continuare a vivere una vita evangelica. Per cui la tentazione più forte, iniziato il cammino, è sempre quella di tornare indietro perché è più facile vivere in situazioni peccaminose che una condotta di ripresa… è più facile essere governati da un sistema di abitudini, che liberi e sostenuti da una coscienza retta. Il deserto diviene il costo della libertà, delle nuove relazioni che la “conversione” richiede, evitando la divisione e privilegiando la fratellanza. È necessario, in questa situazione, sfuggire un ritorno al passato o una fuga al futuro, e vivere il momento presente come tempo di grazia. Il deserto è esperienza di solitudine, vivendo la quale ci si accorge che cosa c’è nel proprio cuore e in quello degli altri, e così, pur di soddisfare le esigenze, ci si mette in comunione fraterna, si fa questa bella esperienza e ci si accorge quale spirito la “spinge”. Il deserto è il luogo della verità… lo Spirito santo ci scaraventa in questo luogo dove si fa la scelta giusta. C’è da dire che scegliere giusto è facile, ma è il portare avanti la scelta che diventa più difficile. Con il battesimo Gesù si immerge nella nostra quotidianità… qui completa l’opera di immersione. Ed era nel deserto… e ci sta 40 giorni (cfr. i precedenti)… tutta la vita è deserto e cammino, tutta la vita è già un’uscita dalla schiavitù e dal male, ma non si è ancora arrivati. La vita è cammino!!! In tutto ciò capita di “essere tentato”… cioè infastidito. Tentazione in greco è peirazo: fare esperienza, (tra)passando, per diventare esperti e non ripetere più lo stesso errore. Allora per muoversi c’è bisogno di attrito… altrimenti non si va da nessuna parte. Ciò che umanamente sembra un ostacolo, in realtà permette di camminare (cfr. Gc 1,2-4; 1Pt 1,6; Eb 12,8), e dalla prova si impara la sapienza. Bisogna temere l’assenza di tentazioni, non la presenza, e mai dire “non ce la faccio”, perché proprio in quel momento si è su una strada interessante. Un’altra cosa è non scoraggiarsi, ma esaminare, tutte le tentazioni tipiche che si vivono. Fu tentato da satana (colui che accusa)… in ognuno c’è uno spirito di divisione che separa da te stesso e dagli altri, ti chiude, fa sentire il limite come peso ecc. Questa è la tentazione che tutti abbiamo e nella quale tutti viviamo, e la si supera vivendo da o “padroni/usurpatori”, o come luogo di comunione: servendo e condividendo (con) gli altri. Il bene va fatto perché è tale, ma non bisogna fare nulla a fin di bene, perché “nel fin di bene” c’è sempre una forma di strumentalizzazione e di dipendenza, che possono portare a sapere ma non a conoscere. Il testo dice che questa è la condizione umana di tutta la vita, che deve avere come punto di riferimento la notte del Getsemani: non la mia, ma la tua volontà… cioè farsi vincere dalle proprie paure o accettare di essere amati? Questo deve essere il criterio di vita. Era con le fiere… si parla dei tempi messianici, di quei tempi in cui l’uomo vive bene, per avere superato le tentazioni, e si riconcilia con se stesso, gli altri e la natura. Il sogno è sempre una vita riconciliata con le “bestie” che abitano nella vita. E gli angeli… normalmente sono destinati al servizio divino. Ma se l’uomo vince le prove, diventa come Dio… e gli angeli saranno a servizio di questa nuova umanità. Per i versetti successivi cfr. la lectio di Mc 1, 14-20.

 

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