Lectio Divina - 29/02/2012

Mc 9,1-10

1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». 2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Lectio

È un brano che sta al centro del vangelo e offre una svolta al resto del testo. Il contesto è quello della identità di Gesù, qui precisata in modo inequivocabile, dopo aver ascoltato le opinioni degli altri. Dopo aver manifestato la sua identità, Gesù precisa quella degli uomini, che consiste nel compiere il suo stesso cammino per vincere il male con il bene. La cosa bella è che in questo episodio troviamo anche il Padre… che dice la sua sull’identità di Gesù. Marco non racconta la risurrezione, ma se si segue il vangelo ci si accorge che al centro di ogni esperienza umana c’è l’episodio della Trasfigurazione che dice cosa avviene al discepolo di Gesù… perché è esperienza di risurrezione che ognuno fa. Il tema del testo si snoda tra vedere il Regno di Dio (v.1) e risorgere dai morti (v.10). Siamo chiamati a vedere in questa vita il Regno di Dio in potenza e questo concetto ha a che fare con la risurrezione dei morti (= la vita che vince la morte). Il centro del racconto è: Questi è il mio Figlio: ascoltatelo! Segue l’episodio della trasfigurazione e la ricerca del vero volto di Dio, che si manifesta nell’operazione dell’ascolto. Il volto è sinonimo di relazioni interpersonali, e queste possono essere significative o no in base a cosa noi ascoltiamo e interiorizziamo… perché l’uomo diventa ciò che ascolta, in quanto riesce a dare carne alla Parola incarnata. Ecco che chi vuole vedere Dio o Gesù può guardare gli uomini, che cercano di uscire da una vita di negatività e proiettarsi verso obiettivi umanamente e cristianamente più elevati. Diceva loro: ci sono alcuni… è questa la parola di Gesù che dice il senso della trasfigurazione: tutti siamo chiamati a vedere il Regno di Dio in questa vita, tanto che l’evangelista precisa che il Signore è già venuto, si tratta solo di ascoltarlo. In questa ottica nell’ascolto finisce il mondo vecchio e inizia il nuovo. È questo il senso del brano: farci vedere come viene il Signore nella nostra vita. Dopo sei giorni… si sottolinea una specie di fretta, perché non bisogna aspettare il futuro ma bisogna vivere il presente. C’è anche un richiamo alla creazione dell’uomo: come in Gen 1 il fine della creazione è l’uomo, così qui il fine del racconto è dire che l’uomo è chiamato a trasfigurarsi. Questo processo si realizza attraverso l’ascolto che proietta verso il 7° giorno (perfezione), se non si ascolta si resta sempre al n° 6 che alcune volte triplicato può essere 666 = numero della bestia. Si diventa bestia perché non ci sia apre all’infinito e si va verso il fallimento perché non si realizza il fine della creazione. La trasfigurazione dipende esclusivamente dall’uomo. Il 6° giorno in Mc è anche il venerdì della morte di Gesù in croce… la rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo. Ciò serve a capire di quale amore siamo amati: Dio dà la sua vita per me. Si eliminano, così, tutte le false immagini ed idee cha abbiamo di Dio. Prese con sé… Dio non si è incarnato nell’umanità, ma nelle persone. Ciò dice come la trasfigurazione è aperta a tutti, come proposta, realizzata solo da coloro che sono pronti a salire sul monte e a fare lo stesso cammino di Gesù. Pietro, Giacomo e Giovanni dicono come all’interno della rosa degli apostoli alcuni, superando la fase di un rapporto formale, hanno instaurato un rapporto di amicizia più profondo con il maestro. Quindi non è Gesù che fa preferenze di persone, ma si volge soprattutto a coloro che dimostrano qualche difficoltà di comprensione. Questo principio dovrebbe essere l’anima del nostro vivere il nostro rapporto di fede… in loro anche noi siamo invitati a fare la stessa esperienza. Monte alto… luogo di rivelazione, luogo del dono della legge, e qui l’unica legge è l’ascolto del Figlio per divenire come Lui… questa è la legge di libertà. In disparte da soli… è importante sottolineare questa solitudine perché dice intimità con Lui. Se non si sta con Lui, non si comprende la sua identità!!! Certe esperienze si fanno fuori dalla massa, sono cose personali, ed è in quel contesto che si diventa uomini nuovi e nuovo popolo. Fu trasfigurato o si trasfigurò… vuol dire “cambiare forma”… è da dire che qui non è Dio che appare in forma umana, ma è l’uomo che appare nella sua verità di Dio. Il vero volto dell’uomo è Dio. Qui è l’uomo che scopre la sua vera forma!!! Come e qual è il principio della trasformazione? Il principio è ascoltare, perché l’uomo è trasformato dalla parola che ascolta e lo riflette sul suo volto. Per cui il nostro corpo è trasfigurato dalla parola che ascoltiamo. Davanti a loro… la trasfigurazione è qualcosa che avviene davanti a ciascuno di noi; non si è spettatori passivi dell’evento ma coinvolge tutti i nostri sensi e tutta la persona… è una verità che riguarda Gesù e noi. Le sue vesti divennero… non potendo descrivere il volto, Marco si sofferma sulle vesti, per dire che se le vesti sono in questo modo, la persona è superiore all’ennesima potenza. Le vesti sono trasformate in splendore = in luce… che è il principio della creazione, e nessuno sforzo umano (= lavandaio che pulisce la lana delle pecore) può produrre questa luce. C’è un richiamo alla veste battesimale dei battezzati, come simbolo di essersi rivestiti di Cristo. Il colore bianco dice l’appartenenza alla sfera divina, ma anche la semplicità con cui si rivela: non c’è colore più semplice del bianco. Occorre riconoscere in questa realtà il Divino che ci visita. È bello sapere che il senso e la destinazione finale della nostra vita è la luce, perché in essa c’è tutto!!! Se si toglie la luce, si cade nel male. Elia e Mosè… la luce si comprende attraverso Elia (= Padre dei profeti) e Mosè (= Colui che ha dato la Parola di Dio), che hanno in comune l’assunzione al Cielo: Elia fu assunto, Mosè fu baciato da Dio (secondo la tradizione Ebraica). Inoltre sono coloro che hanno parlato con Dio, l’hanno ascoltato e l’hanno testimoniato fino a diventare “intimi” e non morire. E questi dialogano con Gesù… sia la Legge sia i Profeti parlano dell’umanità di Gesù nella quale è rivelata la presenza di Dio. Il fatto di parlare e di dare la Parola è il primo livello di incarnazione, e dice anche che il cammino dell’uomo è finalizzato alla relazione/dialogo con Lui. Reazione di Pietro… per Pietro è bello essere, dice la vocazione naturale dell’uomo, perché altrove non si è. Facciamo tre tende… una è la profezia, un’altra la parola, un’altra ancora Gesù. Ma queste sono tutte sparite per lasciare il posto a noi che siamo la nuova tenda se ascoltiamo Gesù. Il nostro compito è dare corpo a Dio stesso e diventare come Gesù. La Nube… è principio di vita perché può portare pioggia e quindi vita. Dio è rappresentato come nube, perché se è così luminoso che potrebbe accecare, la nube filtra e attutisce questa luce. Dio non ha volto ma è luce e parola, e il vero volto è chi ascolta e si lascia penetrare dalla luce, proprio come ci ha insegnato il Figlio. Il Padre è solo voce e dice Questi è il mio Figlio perché fa la volontà del Padre. Ci viene offerto come modello da ascoltare: amatevi come il Padre ha amato me (cfr. Gv 15). Gesù solo… potrebbe dire come l’ascolto è così difficile che Gesù resta solo, perché è arduo diventare suoi fratelli. In Gesù siamo chiamati a diventare ciò che siamo. Scendendo dal monte… fino alla risurrezione, ma è l’evento che fa passare dalla morte alla vita, il risultato di ascoltare/vedere questo volto. I discepoli quando non capiscono, diventano teologi: discutono! La discussione nasce dal fatto che è meglio interpretare che ascoltare… un po’ come noi che preferiamo non essere messi in discussione.

 

Scarica Lectio Divina